Ci sono luoghi speciali nel mare, spesso molto limitati in superficie, ma che possono riservare grandi sorprese. Anche se come spesso capita vengono visitati con una certa frequenza. Ma come sanno bene i subacquei lo spettacolo cambia ogni giorno e soprattutto quel che possiamo osservare è sempre unico per noi anche se centinaia di altre persone lo hanno già visto. Come andare a vedere un grande quadro.
Tiger Beach, rinomato spazio subacqueo, poco più che uno spiazzo di sabbia sul fondo di un’acqua chiarissima, pochi metri di profondità, è uno di questi, ad un’ora di navigazione dal West End, limite occidentale della Grand Bahama, ultima isola dell’arcipelago che fa da contrafforte alla Corrente del Golfo. I tigre sono l’attrazione maggiore ma spesso si accompagnano al festino anche altri esemplari di barriera
I sub ci vanno usufruendo di charter che lasciano gli approdi della Florida o di Nassau o usufruendo del servizio del centro diving del resort. In ultima analisi la miglior scelta perché il viaggio è di una sola ora con gommoni veloci e poi si torna con i piedi a terra. E si può vedere altro.
Perché tigre e colleghi vadano lì non si sa. Forse sono oramai abituati a collegare il rumore dei respiratori al poter avere un pasto gratuito e come abbia avuto inizio tutto ciò si perde nella notte dei tempi. Sta di fatto che arrivano appena avvertono movimenti natatori e li avvertono da lontano perché questi animali non sono stanziali ma abitano altrove. E i sub non ci sono tutti i santi giorni, anzi ci vanno sporadicamente, perché la località è abbastanza lontana dall’isola.
Pare che gli squali tigre siano sempre i soliti, gli hanno appioppato dei nomignoli come Hook con la mascella inferiore piegata, Princess con un atteggiamento rassicurante, Emma con la pelle rugosa. I tigre sono tutti femmine, forse meno esagitate dei maschi, più propense a vedersi attorno tanti mostri con autorespiratori. Non arrivano per mangiare gli uomini, quindi apprensione ma non nervosismo, rispetto questo sì perché sono comunque selvatici e più grossi di noi.
Ogni guida ha un suo modo di “amministrare” l’immersione, di avvicinare gli squali, di dar loro il cibo. Non esiste una regola unica e specifica. Alle volte arrivano in sette otto, altre volte sono in numero maggiore e la sarabanda si fa frenetica con gran godimento dell’intera compagnia: sub e squali. Le cose da non fare? Poche: non toccare, non trattenere, non agitarsi, non abbracciare, non dar di spalle, cercare di avere sempre la scena sotto controllo, tenere le mani a posto e non gesticolare (per non essere confuse con i bocconi), rimanere sul fondo in ginocchio (magari con l’aggiunta di qualche kilo di zavorra), avere qualcosa in mano come una fotocamera o un corto bastone di plastica per allontanare i curiosi. E rimanere fuori dalla nube lattiginosa formata dalla dispersione del cibo nell’acqua.
Di solito la guida attrae gli squali facendoli seguire la scia del cibo poi se le condizioni lo permettono dà loro i tranci di pesce.
E tutt’attorno i “visitor” si gustano lo spettacolo, magari scattando anche qualche foto o girando un video.  Insomma una vera festa. Comunque vada un’esperienza rara e unica perché di questi piccolo “spot” così vivacemente popolati al mondo ve ne sono pochi.