Un intero programma americano Tv targato Animal Planet è solo un fantastico falso. Fu messo in onda solo per attirare attenzione sul programma che andava perdendo spettatori

Smentire l’atteggiamento ufficiale delle autorità americane, da quando iniziano a venire alla luce evidenze su una specie marina leggendaria: le sirene. Inglesi e islandesi usano il medesimo atteggiamento al momento del loro coinvolgimento.
Tipico per sviare l’attenzione. Usato in tutte quelle situazioni in cui è necessario insabbiare, nascondere o mettere a tacere prove di qualcosa in atto. Da anni si smentisce che “forse” nei nostri oceani esiste una specie simile nella figura all’uomo, una sorta di umanoide adattatosi a vivere nelle profondità.
Testimonianze storiche a iosa. Certe: poche.
L’argomento è esploso nella tarda primavera del 2013. Una storia arruffata e controversa fino al punto in cui alcuni testimoni hanno deciso di portare le loro prove (agosto 2013) a sostegno del Dottor Paul Robertson, biologo marino, impiegato al NOAA, dimessosi pochi giorni prima che le autorità americane mettessero in atto il suo siluramento.

Intorno a questo caso, la scoperta del millennio, ognuno dice la sua, eminenti scienziati e tuttologi, mettendo in dubbio tutto e tutti. La solita vecchia storia, niente di nuovo sotto al sole: i detrattori sono più numerosi dei credenti.

Paul Robertson, appare in video il 31 maggio 2013, in Animal Planet, seguitissimo show, che nelle due puntate avrebbe avuto una audience di 3,6 milioni di spettatori. Spiega che la morte di centinaia di balene e specie simili sia avvenuta grazie a esperimenti subacquei effettuati dalla US Navy con apparecchiature sofisticate e potenti che causano la sordità dei cetacei che perdono l’orientamento e spiaggiano. Dopo questa affermazione si muove non solo la Marina americana, smentendo, ma le altre forze federali per la sicurezza nazionale. Il sito www.believeinmermaids.com è stato chiuso d’autorità dai Federali: per sicurezza. Tutto il lavoro di Robertoson diventa invisibile. Anche il suo sito personale: http://drpaulrobertson.com/.
La voce “sirena” di wikipedia è stata cambiata da anonimo ben due volte apportando modifiche che contrastano con l’eventuale scoperta.

Robertson spiega che la ricerca ha inizio nove anni prima quando accade qualcosa di particolare. Due ragazzini con il solito telefonino vagano su una spiaggia dello Stato di Washigton.. Credendo di aver trovato un mammifero spiaggiato si avvicinano, Notano che l’essere ha una sorta di mano palmata. La toccano e la mano si muove. Poi improvvisamente l’essere si erge a bocca spalancata davanti al ragazzo.
L’essere viene preso in consegna dalla US Navy e studiato in un apposito laboratorio. Un giorno sull’oblò della vasca in cui era stato messo appare una grossa mano palmata.
Secondo quanto racconta Robertson è una mossa messa in atto dalla stessa marina per sviare l’attenzione dell’opinione pubblica sui test subacquei che uccidono decine e decine di mammiferi marini.
La sua ricerca, così come quella di altri biologi, parte da molto lontano. Oltre sei milioni di anni fa e dall’Africa. La specie di umanoidi che abitava il pianeta si divise: una parte rimase sulla terra un’altra si diresse verso il mare. E per cacciare nell’acqua bisognava adattarsi come molte specie di mammiferi marini hanno fatto. Questa teoria è conosciuta come quella della “scimmia acquatica” trasmigrata nella mitica sirena. Fino ad ora non vi sono mai state prove dell’esistenza di questa creatura benché testi e raffigurazione antiche ed antichissime ne riportino testimonianze. E alle testimonianze scritte vi sono anche gli arnesi da caccia che questi esseri avrebbero usato, punte di lancia in osso intagliate nei modi più fantasiosi. Trovate molto spesso conficcate nelle carcasse di grossi pesci in più parti del mondo.

Robertson sciorina in video quanto ha scoperto a sostegno della sua teoria. Un grosso squalo bianco ucciso con grosse punte di lancia, molto primitive, conficcate nel corpo. Questo accade anni prima in Sud Africa. Le punte sono apparentemente di osso, lunghe, taglienti, elaborate, come le frecce dei papuasici. Chi ha infilato tutte quelle punte di lancia nel corpo dello squalo? Anche in questo caso scoppiano le teorie più svariate ma nessuna approda a nulla se non quella di Robertson che spiega la provenienza dell’arma usata da altri animali simili per difendersi o semplicemente per uccidere.
Una parte di questo corpo sconosciuto è stato appunto trovato nello stomaco del medesimo squalo: identificate chiaramente le mani palmate, la struttura dell’anca in posizione verticale.
Analizzando lo squalo viene trovata un lunga punta di lancia entro gli orifizi nasali. Una simile arma e le mani fanno scattare la scintilla: con le mani l’essere a colpito lo squalo che poi lo ha divorato. Più che alla leggendaria sirena, Robertson pensa alla teoria scientifica della scimmia acquatica, note come ama, animali dal corpo sostanzialmente umanoide ma muniti di una lunga coda semicircolare.

Assieme a questa cattura Robertson, e la sua squadra, ottiene un altro risultato. Registra emissioni sonore molto potenti – già registrate dal NOAA nel 1997 – che fanno pensare prima ad un linguaggio sconosciuto – simile al canto delle balene o ai chiassosi richiami dei delfini – poi a sperimentazioni di nuove armi subacquee. Sono conosciute come “bloop”.

Arriviamo a questa primavera. Due ingegneri danesi sono all’interno di un veicolo subacqueo. Stanno perlustrando un fondale a mille metri di profondità lungo la costa della Groenlandia. Improvvisamente registrano il famoso “bloop”, una emissione molto potente. Usano il suono registrato come esca da richiamo e dopo sette mesi di lavoro ecco che sulla cupola trasparente del veicolo prima appare una mano palmata poi testa e corpo di un essere mai visto.
Registrano il tutto ma per questioni di riservatezza l’Islanda impone ai due di tacere. Si rivolgono alle autorità danesi – la Groenlandia è danese – e possono così disporre del video per una divulgazione pubblica.

Nella primavera di quest’anno un ricercatore storico dello Smithsonian Institute di Washington sta cercando materiale per una mostra. Gli capita in mano una cartella di documenti mai visti primi. Appartengono a Barnum il celebre proprietario del circo. Individua con grande sorpresa un manifesto in cui è raffigurata una sirena chiusa in un enorme vaso. Nella fotografia successiva può capirne l’altezza molto simile a cinque individui fotografati davanti alla teca. Da dove arrivi quella creatura non si sa perché pochi giorni prima che Barnum esibisca i suoi pezzi migliori tutto va a fuoco. Un incendio devastante. Siamo nel 1865.

Sotto pressione dell’opinione pubblica il Coast Guard inglese è costretto a far circolare un video tenuto nel cassetto per molto tempo. Durante una normale esercitazione notturna di salvataggio due uomini su un gommone si trovano davanti ad uno strano essere che esce dall’acqua. Ammettono ufficialmente di non sapere di cosa si tratta e il filmato finisce tra le cose misteriose.

Altra curiosa scoperta, un breve filmato russo che esce allo scoperto dopo aver dormito in qualche cassetto per anni. Durante un’ispezione su una torre petrolifera davanti all’obiettivo di un robot appare un grosso pesce, forse un merluzzo. Il robot trasmette in superficie le coordinate in cui si trova, profondità ed altre informazioni. Si leggono benissimo. Improvvisamente il pesce viene infilzato da una punta di lancia delle medesime dimensioni di quella trovata nello squalo bianco africano.

Nell’agosto del 2009, la storia ha un altro scatto in avanti. Uno di questi esseri è stato filmato nella città israeliana di Kiryat Yam mentre si crogiola al sole su uno scoglio. E il sindaco Sisso ha messo a disposizione per una foto più evidente un milione di dollari. Offerta ancora valida.

Inframezzato tra questi filmati uno girato in Adriatico. Siamo nei nostri mari. La notizia non è mai apparsa eppure il filmato è stato realizzato un paio di anni or sono. Siamo a bordo di un peschereccio. La rete a sacco viene alata con molta fatica. Ci deve essere qualcosa di grosso nella rete. Sale, arriva fino al bordo, quando qualcosa di scuro e grosso si agita all’interno. Poi un braccio con una mano spunta dal sacco. Si sentono urla. Gli uomini mollano le cime e il sacco finisce in acqua liberando l’essere.

Sfilano i titoli di coda. Da appassionato di mare e misteri oceanici mi chiedo come mai una simile scoperta non sia mai filtrata. Oggi le vie per la divulgazione non sono più limitate, eppure…
Forse è il classico caso in cui si deve obbligare una scoperta ed il suo scopritore a tacere per ragioni di ordine superiore. Anche in tempi recenti ne abbiamo avuto una tragica prova con l’inesplicabile dramma delle Torri Gemelle.
Qualcosa non mi torna comunque. Quell’ampio oblò del veicolo subacqueo. Nessun veicolo che operi a mille metri ha una “finestra” così ampia aperta sul mare. Veicoli di questo genere sono pochi e rari e non operano a 101 atmosfere di pressione. Nella ricostruzione le sirene sono molto simili al volantino pubblicitario di Barnum. Subito non ci ho fatto caso poi mi rendo conto dell’impossibilità della cosa.

Lo ammetto, ci ho creduto a questa folle ipotesi, anzi ero quasi contento che il mare mi e ci desse qualcosa di nuovo. Invece sono caduto nella trappola. Tutto falso, sapientemente falso, terribilmente falso, una perfetta presa per i fondelli uscita dalle sapienti mani degli sceneggiatori americani, insuperabili nel ricostruire eventi, oggetti, situazioni inesistenti. Un vero muck-documentary: un documentario fango. Sul sito IMDB c’è la lista degli attori: il dottor Robertson è stato interpretato da Sean Cameron Michael.

Tutto falso eccetto due cose: il filmato in Adriatico, ritenuto non mistificato; il così detto bloop registrato dal NOAA proprio in occasione di grandi spiaggiamenti.

Pagine e pagine di quotidiani statunitensi e britannici condannano questa farsa e Charlie Foley, produttore esecutivo di Animal Planet ha semplicemente dichiarato che “volevamo che la gente si avvicinasse alla storia con un senso di possibilità e di meraviglia”.
(Bello stronzo!) Una gran furbata per avere un gran audiance!

Forse la morale è un’altra. Si trova leggendo tra le righe.
Lo afferma un lettore del Dailymail inglese: “Tutta la vicenda è stata montata per allertare la popolazione che lo US Navy ha in programma l’HSTT- Hawaii-Southern California Training and Testing-, un test che verrà condotto nel sud Pacifico ad inizio del gennaio 2014 che produrrà danni a circa 33,5 milioni di esemplari di mammiferi marini”. La cifra degli animali che verranno uccisi è stimata in cinque anni, periodo di tempo concesso per gli esperimenti con sonar di nuova concezione. Non è la prima volta che vengono eseguiti. Siti specializzati riportano questa progressiva mattanza senza riuscire a spiegarsi il motivo per cui è messa in atto. Ed altre organizzazioni stanno raccogliendo firme ed informando il popolo americano di quanto sta accadendo.

Testo pubblicato dal mensile SUB | a cura di E. Cappelletti @