Nelle acque tropicali i pericoli non sono i grandi animali. Si punta spesso il dito sugli squali, quando ci sono, poi su altre specie forse pericolose, ma si tralascia quasi sempre il piccolo, quello che appare innocuo. Non è così. Come ha dimostrato il decesso della piccola (7 anni) che colpita da una cubo medusa è morta in un’isola neppure troppo “isolata” dell’arcipelago delle Filippine. La cronaca di questo incidente è apparsa ovunque perchè morire per una medusa sembra addirittura impossibile. Eppure! I locali, coloro che vivono in quelle lande battute dal turismo alle volte non badano a questi pericoli, per loro è normale avere certi animali nelle acque antistanti casa e neppure sanno o capiscono che i turisti possono avere conseguenze anche pesanti.
Che si deve fare? Chiedere prima di buttarsi in acqua, avere la certezza che le acque dove ci si bagna non siano “contaminate” da qualche pericolo, evitare di toccare a casaccio e magari informarsi sul tipo di ambiente. Le spiagge tropicale e le acque che le bagnano non sono come quelle di casa nostra, e noi, turisti, invece pensiamo, errando che il mare sia uguale ovunque.
Nulla di più sbagliato. Detto questo rammentiamo a chi visita mari tropicali in genere che nel caso delle piccole ma infernali meduse la cubo medusa, anche detta box jellyfish, medusa scatola, vespa di mare (abita tutte le acque dell’Indo -pacifico compreso le Filippine, Tailandia, Malesia, India, Papua, Hawaii) è come si è potuto vedere molto pericolosa. E’ un piccolo animale trasparente con al massimo 15 tentacoli lunghi anche fino a tre metri. Nome scientifico Chironex fleckeri, specie cubozoi. Il contatto con i lunghi tentacoli provoca choc anafilattico, le tossine attaccano il cuore e il sistema nervoso e le cellule della pelle. Non esiste antitodo. Il rimedio più efficace e immediato è l’aceto da cucina, entro cinque minuti. Consigliamo di leggere un articolo online sulla pericolosità delle cubo meduse che tratta anche della prevenzione e dei rimedi.