Sono cinque isole racchiuse in un tratto di mare, il Parco Marino di Bunaken, di quasi mille chilometri quadrati. Una diversa dall’altra, effetto della stranezza della natura che qualche tempo fa, non si sa nemmeno quando, decise di creare questo piccolo universo di terre emerse. Sull’estremità settentrionale delle Sulawesi. Pulau Siladen è piatta a differenza delle altre, coperta di fitta vegetazione, circondata da un anello di madrepore che la delimita dalle alte profondità dei fondali circostanti. Una piccola chicca tropicale che gli anglosassoni definiscono gateway punto di fuga. Volendo come si suol dire “staccare la spina”, un soggiorno su quest’isoletta al Siladen Resort & Spa è una ideale combinazione tra star comodi e immergersi in maniera rilassante.

Insomma un po’ come la vecchia regola dei marinai: una cuccetta comoda, vitto buono e abbondante e un lavoro non troppo pesante. Tradotto in vacanza valgono i primi due ed il terzo potrebbe suonare come immersioni soddisfacenti senza troppo impazzimento.
L’eco resort è affacciato su una spiaggia, rara da queste parti, forse unica, rivolta verso Manado Tua che si staglia nel panorama con il suo scuro cono vulcanico. Pochi metri dalla sabbia, sotto la volta verde di grandi alberi, troviamo le villas, suddivise in luxury, beach view, garden, realizzate e arredate con gusto tradizionale, ma che non tralasciano particolari moderni. Tutto il complesso ruota attorno ad un piscina, un lounge bar e un ristorante rinomato per i suoi piatti di cucina internazionale intervallata con piatti italiani.
Cuccetta e cucina soddisfano come direbbero i vecchi marinai. Quindi, ci possiamo imbarcare e pensare alla parte più divertente, quella dedicata alle immersioni.
Il novantanove per cento di chi sceglie questa destinazione lo fa per le superbe condizioni offerte dai fondali di queste isole e dal relax che le immersioni regalano.
Le acque sono particolarmente tranquille, la visibilità è sempre ottimale, i fondali non sono mai piatti (immersioni spesso in parete), la presenza della corrente – più o meno sensibile – aiuta a trasportare nutrienti, quindi attrarre animali, ed effettuare senza un minimo di sforzo percorsi molto lunghi (drift diving). Tutti punti a favore.
Queste poche isole, avanzi di rimescolamenti vulcanici, poggiano su fondali elevati. Si sfiorano i duemila metri. La confluenza di diversi movimenti oceanici, che si insinuano a livelli diversi tra queste montagne subacquee trasportando cibo per tutti gli animali marini, grandi e piccoli, stanziali o in movimento, ha “provocato” una proliferazione costante che ha ricoperto i fondali di coralli che a loro volta hanno attratto altre centinaia di specie. Non c’è mistero in tutto questo, solo una pura consequenzialità della natura che però a noi subacquei ha fatto un particolare piacere. Questo perché ci lascia godere di panorami che sempre più si stanno, per un motivo e per un altro, per cancellare dalle mappe globali e non ultimo perché questi fondali, ancora ricchi e colorati, hanno così tante sfumature di possibilità che sono adatti alle diverse sfaccettature degli amanti delle immersioni. Per dirla tutta vanno bene per quelli che devono consumare tutta l’aria giù al limite massimo, ma anche a quelli che la consumano poco a poco per degustare il panorama come se fosse un prezioso cocktail.

Sulawesi
Isola che pare sia rimasta isolata rispetto alle piattaforme continentali tanto che la separazione ha prodotto una flora ed una fauna propria di questa terra.
Il nome dato dai coloni portoghesi fu Celebes, isola a forma di orchidea. Il gambo di questo immaginario fiore è una penisola sinuosa e sottile che si insinua in mare con altre isole sempre più piccole.
Terre abitate da culture diverse fin da prima dell’arrivo dei Portoghesi nel XVI° secolo o successivi colonizzatori olandesi, francesi e inglesi.
La parte terminale del distretto Nord, proprio dove c’è il “gambo dell’orchidea”, ha la sua porzione migliore con tre aree particolarmente interessanti dal punto di vista marino. A poca distanza dalla capitale amministrativa Manado, cittadina con tracce di sapore coloniale, si estende il Parco Marino di Bunaken, che ingloba 5 isole. Più a nord le Bangka; dalla parte opposta Lembeh che forma uno stretto canale dove nei fondali ombrosi si possono incontrare davvero assurde creature nate dal mischiarsi delle specie. Il tutto è racchiuso in una sorta di cerchio in cui i tre luoghi distano tra loro poche ore di auto o di navigazione. Con la possibilità di visitarle tutte in una sola volta.
Nel 1991 l’area marina con le isole viene dichiarato Parco, 890 chilometri quadrati, 3 per cento dei quali terre isolane: Bunaken, Manado Tua, Mantehage, Nain, Siladen. Abitate da 30mila residenti sparsi in 22 villaggi. La prima è formata dai resti di un vulcano e coralli fossili; la seconda ha la classica forma di un vulcano; la successiva è piatta; Nain somiglia a un panettone; l’ultima, Siladen, è minuta, piatta, sabbiosa, verde. L’una diversa dall’altra, topograficamente accomunate dal fatto che non poggiano su una piattaforma continentale e di conseguenza le loro sponde precipitano a profondità oceaniche. Tanto è vero che i fondali tra le isole si trovano tra i 200 e gli oltre 1800 metri.
Ambiente marino in cui si sono sviluppate specie note e proliferato nuove. Le acque profonde portano con le correnti nutrimenti, le sponde a caduta hanno permesso la costituzione di coralli a quote superficiali ben illuminate: a oggi si contano 13 specie differenti di madrepore, 90 di pesci e innumerevoli molluschi e crostacei. Ciascun fondale isolano ha poi le proprie caratteristiche in cui è più facile l’osservazione di un certo tipo di animale piuttosto che un altro e non vi è mai volta che lo spettacolo della natura diventi noioso.

Indonesia
Dal punto di vista sottomarino è una delle più complesse aree del Pianeta. Uno studio oceanografico effettuato da indonesiani e americani a metà degli anni ’90 fa comprendere come l’incanalarsi delle acque oceaniche a grandi profondità e il contrasto di vere e proprie montagne subacquee formino percorsi stabili tra i vari gruppi di isole che compongono la più estesa nazione isolana del mondo: l’Indonesia.
Posizionata su faglie tettoniche – pacifica, euroasiatica, australiana – che la rendono soggetta a fenomeni quali eruzioni vulcaniche e terremoti.
E’ frammentata in 17.508 isole, tra grandi e minute, 7000 delle quali disabitate. Confina ad est con il Borneo Malese, ad ovest con la Papua Nuova Guinea e gli altri stati vicini sono le Filippine, l’Australia, Timor Est, Andamane e Nicobar in territorio indiano. E’ una nazione transcontinentale (5.200 km) perché tra Asia e Oceania è attraversata nettamente dalla cosiddetta linea di Wallace, all’altezza di Bali e Lombok, che separa tutte le specie animali e vegetali tra Asia e Oceania.
Spiegare i movimenti delle acque, che a quote tra i 1300 e i 2000 metri si muovono continuamente in orizzontale e verticale, è molto complesso; per capirlo basta andare a poche decine di metri di profondità e anche qui l’effetto di questo movimento continuo si nota con evidenza. Lo sapevano bene oceanografi, biologi e studiosi, ma questo movimento continuo, e le sue conseguenze, è diventato un’attrazione particolarmente appetibile quando i primi subacquei ricreativi hanno messo da quelle parti la testa sott’acqua.
Così questo esteso territorio, collocato a cavallo dell’Equatore, ha iniziato ad attirare sempre più amanti delle immersioni.

Siladen, la più piccola delle isole, ha ottimi punti d’immersione. La disponibilità, con una breve navigazione è di circa 50 siti, fondali scoscesi e spesso con corrente.
Ne citiamo alcuni a mo’ di esempio, per avere un’idea di cosa si possa osservare sui siti del Parco raggiungibili da Siladen.
Lekuan è uno di quei siti (in effetti di Lekuan ve ne sono tre) che rendono chiaro il motivo per cui gli appassionati arrivano fin qua. Variegato e ricco, ottimo giorno o notte, ha una sana e varia vita corallina che rende le immersioni indimenticabili. Su questo fondale colorato si possono osservare tartarughe, pesci napoleone, tonni e altro pesce di passo.
Celah Celah il sito preferito dai fotografi per via delle pareti da cui spuntano spugne e gorgonie. I cavallucci marini pigmei risiedono qui assieme a “pipefish” e ad una vastissima gamma di nudibranchi coloratissimi. Mai perder d’occhio il fondale blu, potrebbero passare grossi pelagici.
Fukui Point, costa occidentale di Bunaken. Il sito brulica di vita, in particolare quando vi è corrente. I grandi abitanti del mare arrivano fin qui per farsi una pulizia completa. Così noi possiamo osservare dentici enormi, carangidi possenti e napoleoni quasi immobili. Le grandi tridacne abitano i tratti sabbiosi assieme alle anguille ancorate nella sabbia.
Black Rock offre una pausa dalle immersioni in parete. Tra le rocce che cospargono il fondale con un po’ di pazienza si possono individuare ogni sorta di delizie macro, tra cui seppie, pesci foglia, pesci ago, gamberetti commensali e granchi caramella.
Mandolin Point è un luogo insolito immediatamente riconoscibile quando si vede il numero sorprendente di coralli frusta che sporgono dalla parete inclinata. Pappagallo, pesci palla, piccoli squali sono abitanti fissi di quest’area. Si trovano anche abbondanti colonie di spugne e coralli molli.

Meteomare
Tecnicamente parlando, la visibilità è buona la maggior parte dell’anno tra i 20 e 40 metri; la temperatura media dell’acqua si aggira sui 28°C; le correnti sono sempre presenti e ne varia di continuo l’orario. Considerata la loro imprevedibile direzione le immersioni sono “drift dive”. Una muta da 3 mm è un ottimo strumento per proteggersi; coltello e guanti non si possono usare; le immersioni, per ragioni di sicurezza, si “devono” fare con l’uso di una barca e di una guida. La stagione secca è tra Marzo e Dicembre.

Centro sub
Il centro immersioni del Siladen Resort & Spa è gestito dalla medesima proprietà del resort. Dispone di due compressori, cento bombole di alluminio con attacchi DIN e INT, quattro imbarcazioni con pronto soccorso e ossigeno a bordo che trasportano ciascuna cinque sub ed una guida (noleggio disponibile – corrente elettrica 220 volt). Le uscite sono programmate alle 8 ed alle 15; la Mandarin Dive è alle 16.30 e la notturna alle 18.00. Chi pratica apnea può usufruire delle imbarcazioni dei sub e poi nuotare vicino a riva dove la profondità non supera mia i tre metri e dove vivono ampie colonie di madrepore. Oltre alle uscite giornaliere su siti d’immersione diversi, su richiesta, è possibile organizzare immersioni sui fondali di Bangka (giornata intera), Stretto di Lembeh (giornata intera auto + barca), Popoh (mezza giornata).

Il resort
Il Siladen Resort & Spa, sull’omonima isoletta, aperto nel 2003, è un eccellente boutique resort, a management italiano. Raccolto attorno ad una piscina di acqua salata, posto a pochi metri dal mare, ha un lounge e beach bar, un ristorante con menù asiatico e mediterraneo, una boutique con articoli di prima necessità.
Le abitazioni sono costituite da ville: dieci Gardenview da 48 metri quadrati, una Nusa Indah Family (con 2 camere separate, ognuna con proprio bagno privato al chiuso), sei Beachview da 64 metri, tre nuove Luxury Villas da 74; tutte costruite in legno locale e pietra,  arredate con gusto. Le camere hanno con aria condizionata, minibar, Tv, telefono e piccola terrazza sul giardino tropicale. Una vera chicca tropicale. (ec testo SUB novembre 2016)

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