Anche qui è guerra aperta. I mezzi per difendersi sono pochi e affidati a pochi. Così chiedono anche ai subacquei che arrivano, e che si immergeranno, di dar loro ua mano a farne fuori più che possono. L’oggetto da eliminare è un bellissimo pesce che sta devastando le acque dei Caraibi con la sua naturale propensione alla predazione. Il Lion Fish, pesce leone (genere Pterois), è proveniente dal Pacifico dove aveva chi lo teneva sotto controllo. Poi da quando a causa di un uragano nel 1992 alcuni esemplari finirono nelle acque temperate della Florida è cominciata la devastazione. Nella sua fase giovanile ha bisogno di uno o due pesci al giorno, facile immaginare il disastro che sta provocando nello spopolare le barriere coralline caraibiche. Si riproduce con grande rapidità e non ha nemici naturali. pesce-scorpioneQuindi è l’uomo, o meglio il subacqueo che se ne deve occupare, catturandolo con ogni possibile sistema. Dove esiste un certo tipo di controllo marino e si hanno organizzazioni munite di fondi si riesce ancora a fare qualcosa ma nei modesti distretti dei paesi più poveri dei Caraibi la difesa dei propri beni viene affidata alla fortuna e alla buona volontà di chi arriva. Il bellissimo pesce è davvero una pestilenza: è stata messo al bando in ogni dove per la sua avidità e da parte dei sub alle volte è anche difficile catturarlo, primo perché è molto fotogenico, secondo perché non è aggressivo, terzo e non ultimo perché non è semplice uccidere un simile essere.

Dopo che il famoso manifesto con la foto del tipo da ricercare, il volitans, è stato appeso sugli imbarcaderi dei Caraibi la caccia è cominciata.

turneffemap_fish_editCuriosando in giro abbiamo trovato che la richiesta di aiuto arriva ora dalle guide e dalle autorità marittime del Belize, che come abbiamo detto all’inizio, chiedono aiuto a chiunque arrivi per andare sott’acqua. In effetti il grande anello di corallo che compone l’isola di Turneffe, 48 chilometri dalla costa, è una elaborata ma altrettanto fragile costruzione che ha bisogno più che mai in questi tempi di un minimo di protezione. E’ un po’ come tutte le aree più belle dei Caraibi, molto delicata, anche se a dir il vero non ha subito più di tanto gli effetti del tempo. L’isola fa parte dell’arcipelago delle Ambergris Caye lungo oltre 25 chilometri e largo 8, un susseguirsi di lagune, secche e banchi di sabbia riccamente addobbata da una vegetazione di mangrovie foltissima. In effetti Turneffe tecnicamente non è isola ma atollo come viene citato negli atlanti geografici, uno dei tre esistenti nell’Atlantico. Le sue basse e irregolari costruzioni coralline fanno da bordo ad un estesa laguna interna sabbiosa. E’ oltre la barriera che si possono incontrare i fantastici panorami delle acque caraibiche. Ci sono decine di siti specie nella parte meridionale dell’atollo e se questi non fossero sufficienti a pochi minuti di navigazione Light House Reef, due isolotti che spuntano dalla superficie marina collegati da un lunga striscia di sabbia, e Glover Reef altro atollo che emerge dalle profondità.