Qualcuno ha scritto che la forza “autarchica socialista ha prodotto un’impronta di carbonio e un consumo delle risorse bassi per gli standard internazionali” lasciando emerge nello squallido panorama di autodistruzione degli ecosistemi marini un’isola ancora prospera. A cui mai guardiamo.
E’ il Mar dei Caraibi che circonda la stupenda Cuba, arrivata ai giorni nostri dagli anni ’50 del secolo scorso ad oggi all’interno di una capsula come si ama dire “sovietica”. Da un punto di vista ecologico e della preservazione natura, nella specie marina, questo è stato tutto sommato un bene, perché oggi l’isola ha un notevole vantaggio non solo sulle isole e popolazioni del Centro America ma se osserviamo i dati anche su quelle dell’intero Pianeta. Facile comprendere perché. Dall’inizio della famosa rivoluzione cubana, sotto l’egida di uno Stato ferreo e sotto un controllo altrettanto esclusivo dell’Unione Sovietica, aiutati da un embargo americano decaduto (ed in parte) solo di recente, l’intera isola si è come fermata nel tempo.

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L’isola di Cuba e le più importanti destinazioni per le immersioni subacquee

L’unico vero problema di tutti questi decenni è stato sopravvivere, mandare avanti l’unica industria che poteva fruttare soldi veri – lo zucchero -, cercare di mantenere un minimo di sussidio per la popolazione. Su La Isla tutto o quasi è stato detto, tutto è stato scritto, tutto è stato criticato. Da chi appoggiava politicamente la scelta, da chi disprezzava loro ed il loro sponsor principale. Rimane il fatto comunque che tra i Paesi latino americani sia quello che ha un livello di istruzione, vita e sanità molto vicino ad un paese capitalista senza mai esserlo stato.
Oggi si scopre, e si spera che lo sappiano anche le Autorità locali, che ad opera della repressione messa in atto da un embargo, che ha privato un’isola affascinante e bella come questa della propria vocazione naturale – il turismo -, di una inesistente cementificazione costiera, di una inesistente quantità di inquinanti riversati in mare, di una inesistente pesca indiscriminata che quando messa in atto era fatta da altri e non dai cubani. Per mancanza di mezzi. Oggi siamo in grado, nel senso di chi studia il mare e gli ecosistemi di dichiarare che mentre nei Caraibi, da nord a sud, sono scomparsi almeno il 50% delle barriere coralline, sui fondali cubani tutto questo non è accaduto e molte delle già di per se ricche aree marine sono rimaste integre. Così com’erano. Perché? Perché era pericoloso a causa di ritorsioni americane sfruttare le acque cubane, perché visitavano il Paese solo viaggiatori politicamente iscritti e una manciata di coloro che attratti dal fascino dell’Isla e della rivoluzione, perché non ci si poteva muovere attraverso il Paese molto liberamente e per mancanza di mezzi, perché non vi erano molte infrastrutture turistiche. Ora si trovano con una ricchezza invidiabile. Di cui, non avvezzi al capitalismo, si stanno rendendo piano piano. La domanda seguente è: riusciranno quando l’embargo economico cesserà del tutto a sfuggire all’assalto delle coste, alla pesca, allo sviluppo “capitalista” che ha combinato i suoi guai in tanti Stati insulari dei Caraibi.
Speriamo di sì. Nel frattempo, e ancora per un po’ di tempo, abbiamo a disposizione un patrimonio sottomarino unico, integro, vivo, non contaminato più vicino a noi e meno costoso visto che bisogna anche considerare i costi da sostenere per la visita.
L’Isola di Cuba con i suoi oltre mille chilometri di lunghezza, bagnata sui due versanti settentrionale e meridionale, possiede una miriade di opzioni subacquee che possono andare da un mare semplice e divertente ad aree marine più impegnative e con maggiori profondità magari fuori dai circuiti proposti dai tradizionali tour operator. Oggi c’è tutto quello che serve per non far rimpiangere nessuna altra destinazione.