L’Indonesia è balzata alla notorietà turistico marina soppiantando altre prestigiose, storiche destinazioni.
La prima considerazione da farsi è l’ampiezza di questa nazione insulare che si dipana sull’Equatore per cinquemila chilometri in una sequenza di isole, che si sommano alla fine a oltre sedicimila. Fascia insulare che forma mari come quello delle Celebes, di Banda, di Giava, degli Arafura, di Timor, mari esotici, di conquiste e battaglie, di colonie e di spezie odorose. Qualcosa d’altro ha contribuito. La frantumazioni di vaste superfici come due oceani, in molti mari ha suddiviso in modo irrazionale le popolazioni marine. Così ognuna si è costruita un proprio habitat, ma mischiandosi. Si è generato una sorta di caos e la natura nei secoli ha fatto il suo corso ricostruendosi. Capitò forse una giorno che qualcuno mettendo la testa sott’acqua vedesse la medesima specie, conosciuta e catalogata, con forme o colori diversi. Una specie nuova? Chi si interessava iniziò un lungo lavoro di ricerca e spiegò che la specie non era proprio nuova, ma assoggettata a nuove regole.
Alfred Russel Wallace nel XIX° secolo individuò questa discontinuità biologica. Tracciò una linea da nord a sud: divide il Borneo dalle Sulawesi, Giava dalle Flores, area mai prosciugatosi neppure nell’ultima glaciazione. Una barriera contro il mescolamento faunistico. La distanza tra Bali e Lombok è di 35 km ma le differenze biologiche sono tali da sembrare di essere su Pianeti diversi.
Celah Celah è il sito preferito dai fotografi per le pareti con spugne e gorgonie. I cavallucci marini pigmei risiedono qui assieme a “pipefish” e ad una gamma di nudibranchi coloratissimi. Mai perder d’occhio il fondale blu, potrebbero passare grossi pelagici.
Fukui Point, brulica di vita, specie con la corrente. I grandi abitanti del mare arrivano per fare una pulizia completa: dentici, carangidi e napoleoni quasi immobili. Le grandi tridacne abitano i tratti sabbiosi del fondale. Black Rock offre una pausa dalle immersioni in parete. Tra le rocce ogni sorta di delizie macro, tra cui seppie, pesci foglia, pesci ago, gamberetti commensali e granchi caramella. Mandolin Point è insolito, riconoscibile dal numero sorprendente di coralli frusta che sporgono dalla parete. Pappagallo, pesci palla, piccoli squali sono abitanti fissi di quest’area. Si trovano anche abbondanti colonie di spugne e coralli molli.
A ovest del Resort i siti migliori per il pelagico (Gili Lawat con siti come Castle Rock, Crystal Rock, Cauldron e Golden Passage) con tonni, squali pinna bianca, pinna nera, grigi, grandi napoleoni, tartarughe, carangidi e aquile di mare. Tre i Manta Point: Makassar Reef, Mawan e Manta Alley. Stagione ideale per le mante da Ottobre ad Aprile. In realtà anche negli altri mesi si incontrano quasi tutti i giorni. Komodo è l’area più arida dell’Indonesia. La temperatura dell’acqua oscilla fra 23°/29°C. Consigliabile l’uso di una muta da 5 mm. Da Dicembre a metà Febbraio il monsone porta pioggia e mare agitato. Da Giugno a Settembre è più fresco, secco e ventilato; caldo e umido da Ottobre a Gennaio.
Circa mille specie di pesci di cui oltre cento mai viste in Indonesia. I molluschi arrivano a 700; i coralli a 537. Le madrepore, più note con il termine di corallo, su questi fondali vivono in varietà e numero eccezionali, molli o dure che siano. L’ultima frontiera delle immersioni. Gli Eco Resort di Raja Ampat, ciascuno posizionato in angoli incantevoli dell’intricato arcipelago sono in stile locale con materiali naturali. Arredati con molta cura e con manufatti dell’artigianato locale I centri subacquei dei resort sono dotati delle migliori attrezzature possibili: muta, zavorra, erogatore e gav sono disponibili anche da noleggio. Imbarcazioni adeguate con guide e sistemi di sicurezza operano nelle acque limitrofe ai resort con siti d’immersione a distanze talvolta di pochi minuti. Che dire dei fondali marini se non ripetere le magnificenze già scritte o raccontate. Questo bacino al limite del mondo è rimasto incontaminato se non per una piccola parte vista da viaggiatori curiosi. Lontananza che ha permesso alla natura di non subire quel processo di contaminazione naturale dovuto alla presenza dell’uomo.