Da ragazzi quando dopo tuffo dagli scogli si precipitava su una medusa o sempre a quell’età si sfregava una medusa mentre con maschera e pinne si dava la caccia a qualche polpo, il rimedio era di usare la pipì o se si aveva a disposizione un pomodoro ancora meglio. Gli americani, sempre avanti a tutti, tecnologici sapienti, hanno dichiarato che l’uso della pipì è un mito dopo che in un episodio della solita telenovella uno salva l’altro con questo sistema.
Sapranno tante cose ma su alcune hanno grosse lacune. Nessuno ha mai detto che l’uso di questo liquido sia il rimedio, però se non hai proprio altro, meglio questo che niente. Perchè se la puntura di una medusa è grave son cavoli aspettare di trovare la pomata giusta.
I più “scientifici” affermano che la ragione dell’efficacia dell’urina è perché contiene acido urico, che aiuta a neutralizzare l’ustione.
La teoria ha il suo fondamento: gli acidi effettivamente alleviano il pungiglione di una medusa, come aceto, alcol isopropilico e bicarbonato di sodio. Il difetto dell’urina è che si tratta principalmente di acqua e acqua dolce, nemico naturale della puntura di una medusa. Fare la pipì su una puntura di medusa servirà solo ad accendere le nematocisti, che sono le cellule velenose dei tentacoli della medusa che si incastonano nella pelle, causando ovunque da moderato disagio alle situazioni di pronto soccorso. Semplicemente non c’è un’alta concentrazione di acido nelle urine per neutralizzare la puntura. A peggiorare le cose, c’è il rischio di infezione batterica derivante dall’urina se proviene da qualcuno che non sia la vittima.
Spiegato questo, i metodi efficaci che possono essere utilizzati, includono: aceto, alcool isopropilico (sfregamento), bicarbonato di sodio, acqua di mare, prodotti per il trattamento di meduse commerciali.
L’aceto offre la più alta concentrazione di acido necessaria per sedare la reazione dei nematocisti e il conseguente dolore. L’alcool di sfregamento è presumibilmente efficace per questa causa.
Il bicarbonato di sodio miscelato con aceto o acqua di mare e trasformato in pasta può essere applicato sulla zona interessata con risultati lenitivi. Se non ce ne sono disponibili, lavare la posizione della puntura lentamente ma in modo costante, ma l’acqua di mare può fornire un certo conforto e aiutare a neutralizzare le cellule velenose.
E infine, i rimedi con composti specificamente formulati per il trattamento delle punture di medusa. Se qualcuno viene punto da una di queste belle piccole creature, è importante non farsi prendere dal panico. Il movimento rapido farà sì che il veleno circoli ancora più velocemente.
Se ci sono dei tentacoli attaccati alla pelle, è importante rimuoverli, ma non a mani nude.
Le nematocisti rimangono attive anche dopo il distacco dalla medusa, e anche dopo che la creatura è morta, quindi non toccarne mai una e fai attenzione a non esporre altra pelle alla zona interessata. È molto importante che la vittima venga monitorata per reazioni serie alla puntura, poiché alcuni possono inconsapevolmente avere gravi allergie al veleno, nel qual caso tutto l’aceto e l’alcol nel mondo non aiuteranno.

La maggior parte di questi cnidari, il phylum di animali che comprende coralli, idre e meduse, provvisti di veleni non letali (a parte alcuni rari casi), riescono a provocare dolore, bruciore e prurito.
Per difendersi o paralizzare le prede usano le nematocisti, organi urticanti contenenti con aghi biologici pieni di liquido urticante, che iniettano ad altissima velocità.
I ricercatori della University of Haifa and Technion hanno compreso che In risposta ai cambiamenti chimici nell’ambiente o al contatto fisico, aumenta la pressione all’interno dell’ago che viene espulso 100 volte l’accelerazione di un proiettile”.
Ricerche precedenti avevano già evidenziato come le meduse siano in grado di difendersi con una reazione meccanica tra le più veloci nel mondo animale. La velocità degli aghi delle meduse potrebbe essere causata dal loro potenziale osmotico: quando la piccola struttura di soli 10 micron di diametro viene anche solo sfiorata, la pressione aumenta in virtù delle diverse caratteristiche chimiche dell’acqua di mare al di fuori del corpo e quella all’interno dell’organismo, facendo scattare il veleno.
Shavit, e il team di ricercatori, ha scoperto che a servirsi del potenziale osmotico sono le capsule delle nematocisti e le strutture ad ago. Per capirlo, il team ha posto alcune meduse prima in acqua e poi in una soluzione oleosa. Osservandole con un microscopio, hanno notato che l’olio non genera alcun potenziale osmotico e gli aghi si sono attivati molto più lentamente.
Capire il meccanismo di azione della puntura di una medusa potrà aiutare a comprendere i meccanismi di difesa di altri animali contro questo attacco e potrebbe aiutarci a ideare una migliore difesa per noi essere umani. Inoltre la ricerca sulla biomeccanica delle meduse potrebbe essere utilizzata anche per contribuire a creare nanotubi osmotici, che potrebbero avere applicazioni nel settore medico, o essere utilizzate per generare elettricità (Wired)
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