Lasciata Manado, ci si ritrova nel cuore del Bunaken Marine Park che ospita migliaia di specie: dai rari cetacei, oscuri cefalopodi e tipi di strane creature che appartengono più a un film di fantascienza che alla realtà.
Una incredibile varietà di specie e di ecosistemi in un’area relativamente poco estesa. Ciascuno dei componenti però gioca un ruolo fondamentale per l’intero equilibrio.
Prima di scendere nelle profondità marine sarà capitato di osservare i pianori sabbiosi che circondano le terre emerse.
È facile osservare queste aree coperte per lo più di alghe e pensare che siano solo fastidiose. Addirittura inutili, da estirpare.
Di solito vengono superate e si va altrove dove il mare è più profondo senza forse sapere che quelle erbacce – in inglese le chiamano seagrass – sono composte sì di alghe ma anche di fanerogame piante tecnicamente legate ai gigli terrestri piuttosto che alle erbe. Penseremmo mai di calpestare un campo di gigli? Non credo. E allora perché calpestare questi tappeti verdi che abitano sia poli che tropici. Tappeti che comprendono come detto anche alghe comuni.
Secondo i testi biologici c’è una differenza tra i due. La riportiamo pari pari: le alghe sono organismi meno evoluti, mono e pluricellulari, ma mai organizzate in tessuti veri e propri. L’intera struttura si presenta indifferenziata e svolge la stessa funzione, con l’esclusione degli sporangi e dei gametangi che producono rispettivamente spore e gameti. Le fanerogame invece sono in grado di produrre organi differenziati e con funzioni differenziate come radici, fusti (rizomi), foglie, fiori, frutti e semi. La riproduzione avviene per stolonizzazione e grazie a fenomeni gamici che terminano con la produzione del seme.
Il cosi detto seagrass si è evoluto per sopravvivere a condizioni estreme. Grandi escursioni di marea possono causare enormi sbalzi di temperatura nelle parti emerse dove vivono e persino lasciarle sulla terraferma per ore. Prosperano alle foci dei fiumi, devono fare i conti con salinità variabile e le tempeste colpiscono le acque superficiali più di qualsiasi altro ambiente marino.
Le alghe usano fotosintesi come qualsiasi pianta terrestre. Hanno bisogno di luce per cui si trovano in acque molto basse dove se ne trova in abbondanza.
Ma sopravvivono anche in acque più profonde. È possibile trovare macchie di alghe durante il muck dive sulla costa nord Sulawesi, fino a 30 metri, o più, considerando che i pendii di sabbia nera hanno una redditività estremamente ridotta rispetto alle acque cristalline di Bunaken, Siladen o Manado Tua.
Un metro quadrato di verde può generare 10 litri di ossigeno in un solo giorno attraverso la fotosintesi. Se si fa snorkeling su un prato di alghe si possono notare le piccole bolle rilasciate dalle piante. Riducono in modo significativo l’erosione del suolo e, cosa più importante per noi subacquei, mantengono l’acqua priva di particelle sospese. E si potrebbe proseguire con altre curiosità come ad esempio che un ettaro di prateria marina può immagazzinare fino a 83 grammi di carbonio per anno pari all’emissione di un auto in 6mila chilometri.
Eppure sono considerate un intoppo alla nostra attività prediletta.
Proviamo a rivoltare il problema. Proviamo a indossare maschera e pinne e a muoverci sospesi su questi prati di alghe osservando cosa succede. Animali minuti si muovono tra le radici, tane e nidi si scoprono sul fondale limaccioso, gruppi di piccoli pesci nuotano veloci a caccia di cibo, conchiglie si arroccano sugli steli, tutto in un’acqua molto trasparente. Questo è anche il territorio prediletto per un meraviglio mammifero marino, il dugongo.
Questi giganti gentili sono noti per vivere in tutto il Parco Marino, e uno dei posti migliori per avvistarli è nei prati che circondano Siladen (Parco di Bunaken – Nord Sulawesi – Indonesia). Essendo maestosi, arrivano solo con l’alta marea, ma una volta lì divoreranno enormi chiazze di erba marina. Si cibano solo le foglie, così i rizomi faranno crescere nuove foglie per sostituirle. La maggior parte delle volte che i nostri ospiti li incontrano è durante lo snorkeling nei prati di erba marina.
(foto di Ramos Keith)