L’Indonesia è balzata alla notorietà turistico marina soppiantando altre prestigiose, storiche destinazioni. La prima considerazione da farsi è l’ampiezza di questa nazione insulare che si dipana sull’Equatore per cinquemila chilometri in una sequenza di isole, che si sommano alla fine a oltre sedicimila. Fascia insulare che forma mari come quello delle Celebes, di Banda, di Giava, degli Arafura, di Timor, mari esotici, di conquiste e battaglie, di colonie e di spezie odorose. Qualcosa d’altro ha contribuito. La frantumazioni di vaste superfici come due oceani, in molti mari ha suddiviso in modo irrazionale le popolazioni marine. Così ognuna si è costruita un proprio habitat, ma mischiandosi. Si è generato una sorta di caos e la natura nei secoli ha fatto il suo corso ricostruendosi. Capitò forse una giorno che qualcuno mettendo la testa sott’acqua vedesse la medesima specie, conosciuta e catalogata, con forme o colori diversi. Una specie nuova? Chi si interessava iniziò un lungo lavoro di ricerca e spiegò che la specie non era proprio nuova, ma assoggettata a nuove regole.
Alfred Russel Wallace nel XIX° secolo individuò questa discontinuità biologica. Tracciò una linea da nord a sud: divide il Borneo dalle Sulawesi, Giava dalle Flores, area mai prosciugatosi neppure nell’ultima glaciazione. Una barriera contro il mescolamento faunistico. La distanza tra Bali e Lombok è di 35 km ma le differenze biologiche sono tali da sembrare di essere su Pianeti diversi.

Indonesia, 17.508 isole (6.000 ancora disabitate), il più esteso Stato arcipelago del Pianeta (oltre 200 milioni di abitanti), parte centrale del Triangolo del Corallo. Primeggiano le alte montagne vulcaniche, non mancano lunghe spiagge bianche, alcune isole ne sono addirittura prive, ci sono foreste impenetrabili, ha minuscole isole deserte. E’ abitata da persone di lingue, fogge e costumi differenti. Un incredibile melting pot che riesce a stupire. I governanti locali hanno compreso che instaurando aree protette hanno un doppio benefico: locale e turismo. Probabilmente ora l’Indonesia ne possiede più di altri, un modo per conservare intatta una parte di questa “Amazzonia” sottomarina. Un esempio: il Parco di Bunaken, Nord Sulawesi, con destinazioni eccellenti quali Siladen, Manado, Gangga, le altre isole di Banka, Talisei, Tindila e Lihaga. A sud lo Stretto di Lembeh, capitale del muck diving, 12 chilometri di fondali con le più stravaganti creature. Altra area il Parco di Wakatobi (143 isole, solo 7 sono abitate), tra il Mar di Banda e il Mar Flores. Isole e fondali formano una estesa barriera, seconda solo a quella in Australia. A ovest delle Sulawesi, il Kalimatan, l’arcipelago del Derawan con Maratua, Kabakan, Sangalaki e la celeberrima Sipadan. A sud Bali, quindi Lombok con le tre isolette di Gili. Un passo più in là, Komodo un mix di deserto e foreste. Poi le Molucche, un variegato mondo insulare composto da alte montagne, vulcani, atolli, spiagge. Ultima Irian Jaya, dove la natura sommersa è una sorpresa che non finisce.

 


Parco Marino di Bunaken
A poca distanza da Manado (capitale amministrativa), si trova il Parco con un gruppo di isole. Dal 1991 l’area è Parco, 890 chilometri quadrati, 3% terre isolane: Bunaken, Manado Tua, Mantehage, Nain, Siladen. Abitate da 30mila residenti sparsi in 22 villaggi. La prima è formata dai resti di un vulcano e di coralli fossili; la seconda ha la forma di un vulcano; la successiva è piatta; Nain somiglia ad un panettone; l’ultima è minuta, piatta e sabbiosa. Diverse ma accomunate dal fatto che non poggiano su una piattaforma continentale e di conseguenza le loro sponde sprofondano dai 200 agli oltre 1800 metri. Le acque profonde portano con le correnti nutrimenti. Le sponde a caduta hanno permesso la costituzione di corallo a quote ben illuminate. Oggi si contano 13 specie di madrepore, 90 di pesci e innumerevoli molluschi e crostacei. Non vi è volta che lo spettacolo diventi noioso. Più a nord le Bangka, dalla parte opposta l’isola di Lembeh che forma uno stretto canale dove nei fondali ombrosi si possono incontrare assurde creature. Il tutto è racchiuso in una sorta di cerchio in cui i tre luoghi distano tra loro poche ore.


Siladen
Sull’omonima isoletta il Siladen Resort & SPA, eletto per il secondo anno consecutivo come miglior Dive Resort al mondo. Il centro sub è gestito dallo stesso resort: 2 compressori, 150 bombole di alluminio con attacchi DIN e INT, 4 imbarcazioni. Quattro uscite al giorno, con una notturna. Il centro dispone di tutta l’attrezzatura subacquea da noleggio. Chi pratica lo snorkel può salire a bordo con i sub. Lekuan, uno dei siti d’immersione che concretizzano il motivo per cui gli appassionati arrivano fin qua. Variegato, ricco, ottimo di giorno o di notte, ha una vita marina che rende le immersioni indimenticabili. Si possono incontrare tartarughe, pesci napoleone, tonni e altro.
Celah Celah è il sito preferito dai fotografi per le pareti con spugne e gorgonie. I cavallucci marini pigmei risiedono qui assieme a “pipefish” e ad una gamma di nudibranchi coloratissimi. Mai perder d’occhio il fondale blu, potrebbero passare grossi pelagici.
Fukui Point, brulica di vita, specie con la corrente. I grandi abitanti del mare arrivano per fare una pulizia completa: dentici, carangidi e napoleoni quasi immobili. Le grandi tridacne abitano i tratti sabbiosi del fondale. Black Rock offre una pausa dalle immersioni in parete. Tra le rocce ogni sorta di delizie macro, tra cui seppie, pesci foglia, pesci ago, gamberetti commensali e granchi caramella. Mandolin Point è insolito, riconoscibile dal numero sorprendente di coralli frusta che sporgono dalla parete. Pappagallo, pesci palla, piccoli squali sono abitanti fissi di quest’area. Si trovano anche abbondanti colonie di spugne e coralli molli.


Komodo
Isola di Sebayur Besar, arcipelago di Komodo. Resort da 16 bungalow a pochi metri da una barriera corallina. Il centro sub dispone di 200 bombole (alluminio, attacchi DIN/INT), 3 compressori di cui uno dedicato al Nitrox. Due immersioni la mattina , una al pomeriggio, quindi notturna. Chi pratica apnea può unirsi ai subacquei, quasi tutti i siti dell’arcipelago sono fruibili. 3 imbarcazioni per 36 sub con le guide. Il Resort è l’unico ad essere attrezzato per immersioni nelle aree le più lontane, generalmente riservate alle crociere. Visibilità tutto l’anno fra 15 e 20 metri. Dicembre/ Febbraio presenza di plancton. Da Ottobre a Novembre c’è più corrente, per cui, ancora più vita marina.
A ovest del Resort i siti migliori per il pelagico (Gili Lawat con siti come Castle Rock, Crystal Rock, Cauldron e Golden Passage) con tonni, squali pinna bianca, pinna nera, grigi, grandi napoleoni, tartarughe, carangidi e aquile di mare. Tre i Manta Point: Makassar Reef, Mawan e Manta Alley. Stagione ideale per le mante da Ottobre ad Aprile. In realtà anche negli altri mesi si incontrano quasi tutti i giorni. Komodo è l’area più arida dell’Indonesia. La temperatura dell’acqua oscilla fra 23°/29°C. Consigliabile l’uso di una muta da 5 mm. Da Dicembre a metà Febbraio il monsone porta pioggia e mare agitato. Da Giugno a Settembre è più fresco, secco e ventilato; caldo e umido da Ottobre a Gennaio.


Stretto di Lembeh
Paradiso per la macrofotografia con oltre 60 siti, raggiungibili con una navigazione massima di 15 minuti, la maggior parte con fondali sabbiosi. Sito per le immersioni muck, alla ricerca del raro. Collezione di stranezze biologiche come lo scorfano Ambon, quello frondoso e il pesce pietra. Sebbene la maggior parte dei sub arrivano fin qua per le immersioni muck, Lembeh ha molto più da offrire. Attorno all’isola ci sono alcune barriere coralline e sulla estremità settentrionale a Batu Kapal le correnti attraggono i pelagici. Ci sono anche quattro relitti ben “incrostati”. L’idea d’immergersi nel fango e nella sabbia non è molto allettante, ma questa sensazione dura solo fino a quando non si arriva sul fondo che meraviglierà anche i più esperti per quanto si può incontrare.
Tre immersioni al giorno: 2 al mattino; una nel pomeriggio. 5 imbarcazioni che possono ospitare fino a 10 sub. Bombole da 8 a 15 litri con attacchi DIN/INT. Ricariche Nitrox. Acqua attorno ai 27/29° C. Consigliabile l’uso di una muta da 3 mm. Visibilità tra gli 8 e 14 m.


Raja Ampat – Irian Jaya
Capitale e punto di arrivo Sorong. Di fronte, in ogni direzione, isole. Una arcipelago di 1500 isole, parte del Raja Ampat, scoperto solo di recente. Centro della biodiversità. La scienza, quella ufficiale, ha deciso di nominare questa regione “culla della creazione” per l’alto numero di specie sconosciute che qui sono residenti. Inutile “sperticarsi” in aggettivi superlativi per spiegare quanto questo luogo sia particolare e suggestivo, inconsueto, stravagante,curioso. Bisogna vederlo per capire.
Circa mille specie di pesci di cui oltre cento mai viste in Indonesia. I molluschi arrivano a 700; i coralli a 537. Le madrepore, più note con il termine di corallo, su questi fondali vivono in varietà e numero eccezionali, molli o dure che siano. L’ultima frontiera delle immersioni. Gli Eco Resort di Raja Ampat, ciascuno posizionato in angoli incantevoli dell’intricato arcipelago sono in stile locale con materiali naturali. Arredati con molta cura e con manufatti dell’artigianato locale I centri subacquei dei resort sono dotati delle migliori attrezzature possibili: muta, zavorra, erogatore e gav sono disponibili anche da noleggio. Imbarcazioni adeguate con guide e sistemi di sicurezza operano nelle acque limitrofe ai resort con siti d’immersione a distanze talvolta di pochi minuti. Che dire dei fondali marini se non ripetere le magnificenze già scritte o raccontate. Questo bacino al limite del mondo è rimasto incontaminato se non per una piccola parte vista da viaggiatori curiosi. Lontananza che ha permesso alla natura di non subire quel processo di contaminazione naturale dovuto alla presenza dell’uomo.