I fondali marini di Komodo sono una di quelle rare destinazioni che accomuna i subacquei poiché ciascuno trova le proprie emozioni. Chi ama la fotografia ha ampi spazi punteggiati di animali da poter immortalare, chi è specializzato nel cercare gli straordinari piccoli abitanti può garantirsi ottime immagini, chi semplicemente indossa maschera e pinne può veleggiare su panorami inconsueti. In pratica tutti saranno entusiasti, compreso ovviamente i sub con bombole in spalla. La bellezza mozzafiato dell’arcipelago, con i suoi monti aspri e spogli che si gettano nel mare turchese, con le cale nascoste protette da barriere coralline intonse, con le deserte spiagge rosa di Padar lunghe chilometri, a ridosso delle quali facilmente si avvistano branchi di cervi pascolare, possono rendere un viaggio a Komodo indimenticabile anche per coloro che non necessariamente si immergono.

Nonostante sia indubbiamente una delle mete subacquee più interessanti al mondo, Komodo continua ad essere relativamente poco conosciuta al pubblico nostrano, malgrado il suo funzionale resort – una piccola perla italiana (nato dai sogni di due amici italiani, che lo gestiscono direttamente) – sia quello che ha ottenuto il maggior successo in quest’area indonesiana.

Il Komodo Resort, sull’isola di Sebayur Besar, dispone di 16 spaziosi bungalow in legno di tek allineati fronte mare, con bagno privato, acqua calda, elettricità, aria condizionata e una ampia terrazza a 10 metri dalla spiaggetta che è la porta di ingresso per una delle più belle barriere coralline dell’arcipelago.

Il Resort possiede anche il più attrezzato centro immersioni dell’area, 150 bombole in alluminio e 30 attrezzature complete e ricarica Nitrox. Le tre comode imbarcazioni in legno per subacquei e apneisti possono raggiungere tutti i siti del centro nord dell’arcipelago, mentre due nuove barche veloci – una lancia coperta da 7mt e un cabinato da 12 mt – possono raggiungere agevolmente tutti i siti a sud ed ovest dell’arcipelago che fino ad ora erano riservati alle imbarcazioni da crociera. Con questa possibilità anche i siti più lontani sono disponibili a tutti quei subacquei che non amano le lunghe crociere.

Komodo, intricato arcipelago, è a circa 300 miglia est di Bali, tra le isole di Sumbawa e Flores, dove forma uno spartiacque tra l’Oceano Pacifico a nord e l’Oceano indiano a sud. Qui le acque dell’uno e dell’altro si incontrano e scontrano, mettono insieme inevitabili correnti, talvolta impetuose, che ossigenano le acque del piccolo arcipelago, trascinando quantità enormi di nutrienti che danno vita ad un ambiente marino unico.

L’arcipelago attrasse l’attenzione del resto del mondo già nel 1912, quando l’olandese Peter Owen, allora direttore del Museo Zoologico di Bogor, a Giava, pubblicò la descrizione dettagliata di quelli che divennero nell’immaginario popolare gli ultimi dinosauri viventi: il Varano di Komodo. Secondo i paleontologi, abita queste isole da qualcosa come un milione di anni, erede diretto di antichissimi esemplari che si affacciarono alla vita circa 40 milioni di anni fa.
Grazie a questi pericolosi abitanti, il loro morso è nella maggior parte dei casi letale, nel 1980 venne creato un Parco Naturale e fu probabilmente solo allora che qualcuno indossò una maschera, mise la testa sott’acqua e cominciò a raccontare delle meraviglie di questo mare.
L’incredibile spettacolo che si presentò davanti al vetro della maschera, e meravigliò lo sconosciuto esploratore, non ha più smesso di stupire neppure i più esperti e disincantati esploratori subacquei.
Barriere coralline incontaminate, colori intensi, pesci e creature di ogni genere, squali e carangidi che presidiano i reef circondati da branchi di fucilieri così densi da oscurare l’acqua. Le mante qui stazionano tutto l’anno, inscenando fantastiche evoluzioni in pochi metri d’acqua, per il diletto anche del meno acquatico dei visitatori.
Da quel primo subacqueo, la fama di Komodo si è allargata a macchia d’olio, fino a diventare una delle mete più importanti al mondo per subacquei e apneisti.