Leggende del Kwa Zulu Natal, Sud Africa, chiamata anche la terra tra i due oceani, raccontano che le sardine non arrivano fino a quando i fiori dell’aloe non sono sbocciati. I pescatori locali da sempre hanno atteso la fioritura prima di spingere le loro barche in mare a pesca di sardine. Uno spettacolo della natura che oggi attrae visitatori da tutto il mondo, perché oltre che dal mare lo si può godere in immersione.
All’inizio dell’inverno australe, nei mesi di giugno e luglio, ha inizio questo evento noto come la corsa delle sardine, spettacolo completato da una frenetica interazione marina che coinvolge pesci, mammiferi marini, uccelli.
Copper shark, squali ramati (Carcharhinus brachyurus), common dolphins, delfini (Delphinus capensis) e cape cannets, sule (Morus capensis), sono i tre predatori che seguono le sardine verso nord, lungo la costa orientale, senza mai mollarle.
Il mare ribolle, i delfini saltano come impazziti, centinaia di uccelli stridono volteggiando sopra tappeti lucenti di piccoli pesci che ad ogni secondo cambiano direzione.
Succede qui, in questo lembo di mare sudafricano perché le sardine (Sardina pilchardus) prediligono queste acque ricche di Phytoplankton e Zooplankton, microrganismi che costituiscono il primo anello della catena alimentare marina. Cibo di cui si alimentano in abbondanza.

Le sardine, che possono vivere al massimo per 3 anni, si concentrano in una stretta fascia di acqua fredda lungo la costa, un luogo chiamato Waterfall Bluff, uno dei tre posti al mondo dove una cascata si immerge direttamente in mare. Il risultato è che sono facilmente localizzabili dai predatori che riescono a sospingerle verso la superficie e lungo la costa.
Benché l’abbondanza delle sardine favorisca molte specie di pesci più o meno pelagici, i predatori inducono le sardine a fuggire verso nord sospinte dai delfini e dalle sule che utilizzano questo periodo come ciclo educativo per svezzare i loro cuccioli. Quando si sentono minacciate le sardine, come meccanismo di difesa, istintivamente si raggruppano in branchi, i così detti baitball, (letteralmente palle di esca) in modo che il singolo pesce abbia maggior possibilità di sfuggire al predatore.

Queste curiose palle argentee hanno mediamente un diametro tra i dieci e 20 metri, raggiungono una profondità di circa 10 metri, hanno un periodo di sopravvivenza che non supera i 20 minuti. Una volta che i delfini hanno accerchiato le sardine, altri possono approfittare di questa opportunità. Pesci come gli shad – carangidi (Pomatomus saltatrix), i sarrick – carangidi (Lichia amia), i geelbek – corvina scura (Atractoscion aequidens) e gli eastern little tuna – tonno maccarello (Euthynnus affinis), sfrecciano freneticamente dentro e fuori le baitballs  approfittando del fast-food in offerta. Questa grande migrazione causa, di conseguenza, movimenti collaterali di molte altre specie che diventano così attori di questo magico show.
Come gli squali ramati che normalmente abitano le fredde acque del Capo e della Namibia, che viaggiano lungo la costaper approfittare dell’abbondante e facile cibo offerto dal Sardine Run.

Altri come i blacktip (Carcharhinus limbatus) – squalo orlato o pinna nera, gli spinner (Carcharhinus brevipinna) – squalo brevipinna, i dusky (Carcharhinus obscurus) – squalo bruno e gli zambesi (Carcharhinus leucas– squalo zambesi) appaiono dalle profonde acque per unirsi al banchetto.
Anche la presenza delle megattere, di passaggio per la loro migrazione, è legata indirettamente alle sardine, infatti le due specie si cibano del medesimo cibo, il plancton. Si può osservare anche la balena franca, (Eubalaena australis) lungo la costa orientale nei mesi invernali benché non così comuni come le megattere. Non arrivano nella zona per cacciare ma stanno migrando dall’Antartico verso nord per dare alla luce i loro piccoli.
L’unica che sopraggiunge per cacciare è la balenottera di Eden (Balaenoptera edeni). Sebbene presenti lungo la costa sudafricana durante tutto il periodo dell’anno, si possono osservare attraverso i banchi di pesce sfrecciare a velocità che arrivano a 20 chilometri orari.

Altri curiosi partecipanti al Sardine Run sono le otarie orsine (Arctocephalus pusillus) che seguono le sardine lungo le coste orientali fino al largo di Port St Johns. Lo squalo balena non fa parte degli invitati al banchetto anche se non disdegna il piatto. Approfittandone perché in quelle acque sono pressoché stanziali. Dall’aspetto tipico di uno squalo, docile e solitario, può raggiungere i 20 metri e un peso di oltre 30 tonnellate. Innocuo malgrado la munitissima bocca con molti denti si ciba di plancton, pesce azzurro, gamberetti e calamari che filtra con gli archi branchiali.
Dalle parti di Rocky Bay, tra dicembre e marzo, l’avvistamento di questi giganti è pressoché continuo. Si spostano in quest’area perché seguono i movimenti dei grandi banchi di placton sospinti dalle correnti calda e fredda. Incontrarli non è complesso. Il modo migliore per avvistarli è navigare lentamente cercando di individuare la loro presenza dalla superficie.
Appena è possibile bisogna calarsi in acqua, seguirlo senza infastidirlo altrimenti accelera e si allontana. Molto curioso si avvicina ai sub dai quali si lascia anche toccare. Non è una grande rarità incontrarlo, ma è pur sempre una forte emozione trovarsi di fronte a un gigante di questo genere.